ARTICOLICONTRIBUTIDIRITTO PENALELegilsazione specialeTesi di laurea

Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (tesi di laurea)

Prof. Relatore: Giovanni Grasso

Ateneo: Università degli studi di Catania

Il primo capitolo ripercorre l’affermazione dell’ambiente quale bene giuridico, meritevole di tutela.
Si procede, dunque, ad un attento esame dell’evoluzione maturata in seno alla giurisprudenza costituzionale in materia, la quale ha riconosciuto la salvaguardia del bene ambiente, ascritto ad una concezione unitaria dello stesso, come interesse fondamentale della collettività e diritto fondamentale della persona.
In seguito, si attesta l’importanza che la tutela del bene ambiente riscontra  all’interno dello scenario internazionale. La transnazionalità delle condotte lesive di tale bene giuridico, intrinsecamente correlata all’incapacità di ascriverne gli effetti dannosi entro confini geografici e politici di ciascuno Stato, ha incentivato la comunità internazionale, prima, l’Unione Europea, successivamente, a predisporre adeguati strumenti di collaborazione atti a reprimere simili evenienze.
Tra gli strumenti cui affidare la compiuta tutela giuridica del bene ambiente, rilevanza si riconosce al diritto penale dell’ambiente, del quale si evidenziano gli aspetti più problematici. Un profilo significativo riveste, pertanto, l’incidenza della normativa sovranazionale, in specie europea, nell’elaborazione nazionale di forme di tutela penalistica dell’ambiente. Si attenziona così l’intervento della giurisprudenza della Corte di Giustizia, e da ultimo la Direttiva 2008/99, la quale prevede obblighi di tutela penale dell’ambiente in capo agli Stati membri.
Infine, uno sguardo all’emergenza ambientale tangibile del Sito di Interesse Nazionale di Priolo Gargallo: la storia, le problematiche e gli interventi che hanno segnato tale tratto costiero della Sicilia Orientale.

Il secondo capitolo prende in considerazione la nozione di rifiuto: questa rappresenta un elemento fondamentale e prodromico in ordine alla comprensione della concreta portata applicativa delle fattispecie incriminatrici a tutela dell’ambiente. Si esamina, dunque, il suo evolversi alla luce delle innumerevoli problematiche interpretative, innescatesi in seno ad un dialogo normativo tra il legislatore europeo e il legislatore nazionale, nel quale ruolo mediatore fondamentale ha assorto la giurisprudenza della Corte di Giustizia, nonché i giudici di merito italiani.
A completezza dell’inquadramento di siffatta nozione si prospetta come complementare la necessaria definizione di sottoprodotto, della quale si riporta la concreta esperienza applicativa riguardante le cd. ceneri di pirite.

Il terzo capitolo si presenta rivolto ad un attento esame della prima fattispecie incriminatrice di natura delittuosa in materia ambientale, ex art.260 TUA.
Preliminarmente si volge uno sguardo complessivo ai caratteri ed alle lacune proprie dell’attuale sistema sanzionatorio penale in materia ambientale.
Si procede ad un preciso esame degli elementi costitutivi della fattispecie incriminatrice in oggetto, affiancando, al mutarsi della disciplina di riferimento, un contributo interpretativo significativo proveniente dalla più avveduta dottrina e dalle prime vicende giurisprudenziali nel merito, idonee ad intervenire in senso chiarificatore circa i profili più controversi nella formulazione della norma de quo. Inoltre si considera l’incidente di costituzionalità cui la disposizione in oggetto sia andata incontro, relativamente alla significatività in materia penale dei principi di legalità e tassatività della fattispecie incriminatrice.
Infine, si attesta l’estensione, da lungo ricercata nel panorama dottrinario, della disciplina relativa alla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche anche ai reati ambientali, rispondendo alle incalzanti esigenze di lotta a forme di criminalità organizzata in materia ambientale, della quale, a conferma, si riporta l’incidente esperienza registrata dagli studi dell’Osservatorio Nazionale di Legambiente.

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