Brevi note sul fattore culturale alla luce delle recenti SU Thyssenkrupp: dall’irrilevanza dei moti interiori ad indice sintomatico dell’elemento soggettivo?
Brevi note sul fattore culturale alla luce delle recenti SU Thyssenkrupp: dall’irrilevanza dei moti interiori ad indice sintomatico dell’elemento soggettivo?
Fino alle recenti Sezioni Unite Thyssenkrupp, l’irrilevanza degli stati d’animo del reo ai fini dell’individuazione dell’elemento psicologico rappresentava un’acquisizione pacifica.
Questa acquisizione, nella particolare tematica dei reati culturalmente orientati, si traduceva nella esclusione dell’incidenza del fattore culturale sull’elemento soggettivo, relegando la sua applicazione in sede di commisurazione della pena o, per le teorie più ardite, in punto di cause di giustificazione. In seguito al rivoluzionario arresto della Suprema Corte nel caso Thyssenkrupp, in cui è contenuto una elencazione, benchè esemplificativa, degli indici di demarcazione del dolo eventuale dalla colpa cosciente, si impone una rinnovata analisi del controverso rapporto tra fattore culturale e elemento psicologico del reato, nel più ampio ambito dei rapporti tra stati d’animo e dolo.