Ad Oxford la conferenza internazionale su estradizione e Mandato di arresto europeo
Avvocati e docenti universitari di tutto il mondo si sono riuniti al Center for Criminology dell’Università di Oxford per discutere di metodi alternativi di estradizione, anche alla luce della ormai prossima uscita del Regno Unito dall’Unione europea.
L’esperto canadese Gary Bottng – da decenni attivo sulla materia e profondo conoscitore dei procedimenti di estradizione in tutto il mondo – ha proposto l’istituzione di un trattato multilaterale di estradizione, da aprire alla firma di tutti gli Stati, anche al fine di superare i regionalismi e i limiti delle estradizioni su base bilaterale. “Ho fatto questa proposta alle Nazioni Unite per la prima volta nel 2008 – afferma Botting – e sono tuttora convinto che i limiti di sistemi regionali e del mandato d’arresto europeo siano la prova che quella resta ad oggi la strada da seguire, anche per una tutela effettiva dei diritti umani dei soggetti sottoposti a procedimenti di estradizione”.
“Tutti i partecipanti hanno indicato come i due giorni di conferenza siano stati un grande successo e un’occasione di comparazione” – afferma Stefano Maffei, ideatore dell’evento e giurista comparatista dell’Università di Parma che in più occasioni ha svolto le funzioni di testimone esperto in procedimenti di estradizione
Cristina Saenz Perez, dottoranda all’Università di Leicester, ha sottolineato come pochissime Università e Ordini professionali considerino l’estradizione come una materia indipendente, meritevole di un insegnamento autonomo. “Nessuna Università del mondo offre corsi specifici sull’estradizione internazionale” afferma Saenz Perez. “Nonostante l’aumento vertiginoso di casi di estradizione importanti (da Julian Assange a Kim Dotcom) la materia è pressoché ignorata nei corsi di studio tradizionali. Così, a parte l’eccezione dell’Inghilterra, in nessun Paese esiste una vera e propria comunità di avvocati esperti in materi di estradizione”
I partecipanti al Congresso venivano da Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito e Europa continentale. All’ordine del giorno, oltre all’estradizione internazionale, anche le peculiarità e gli aggiustamenti che numerosi Paesi europei hanno introdotto nei propri ordinamenti al momento di dare attuazione al mandato d’arresto europeo.
David Sonenshein, professore di Litigation alla Temple Law School di Philadelphia ha aperto i lavori della conferenza con una breve storia delle origini dell’estradizione all’interno degli Stati Uniti d’America. Negli USA infatti, il termine “estradizione” designa anche la consegna di imputati da uno Stato all’altro. Il professore australiano Ned Aughterson ha quindi sottolineato la speciale relazione tra Australia e Nuova Zelanda, che costituiscono in qualche misura un sistema “regionale” con un meccanismo di reciproca estradizione semplificata.
Il Barrister inglese Mark Summers di Matrix Chambers (Londra), difensore nel caso Assange c. Svezia nel 2012, ha poi approfondito l’analisi di come il Regno Unito abbia incorporato nel proprio ordinamento interno la normativa sul mandato d’arresto europeo tramite l’Extradition Act 2003. “In particolare, permane una tensione forte tra le corti inglesi, tendenzialmente inclini ad autorizzare la consegna, e il Parlamento, che in più occasioni ha legiferato per limitare le estradizioni, per esempio laddove la richiesta provenga nel corso delle indagini preliminari e quindi il Paese richiedente non soddisfi il requisito della cd. trial readiness – afferma Summers.
Jasvinder Nakhwal, presidente della Extradition Lawyers Association, ha presentato una relazione sull’Interpol e la difficoltà di rimozione di un Red Notice anche dopo la conclusione dell’eventuale procedimento di estradizione che aveva costituto il fondamento per la sua emissione
Gli avvocati tedeschi Adrian Haase e Thomas Wahl hanno quindi analizzato una serie di pronunce recenti della Corte costituzionale tedesca in materia di mandato di arresto europeo, sottolineando in particolare modo i numerosi contrasti interpretativi con la Corte di Giustizia dell’UE, anche in materia di procedimenti in contumacia.
Infine, Stefano Maffei ha sottolineato l’importanza del ruolo dei testimoni esperti (docenti universitari, in primis) nei procedimenti di estradizione ” Non è raro che, anche all’interno dell’Unione Europea, consegne vengano disposte senza che le autorità giudiziarie dei Paesi richiesto abbiano la possibilità di ottenere tutti i dovuti chiarimenti rispetto ai tempi e alle procedure seguite nel Paese richiedente o – tema spesso trascurato – sulle specifiche condizioni delle carceri e l’accesso a benefici penitenziari, affidamento in prova etc. Solo attraverso la audizione di uno o più testimoni esperti provenienti dal Paese richiedente – magari anche tramite videoconferenza – questo problema può essere superato” – afferma Maffei.
La seconda edizione del Congresso si terrà ad Oxford alla fine di agosto 2017.
Per maggiori informazioni sull’estradizione consultate il portale www.internationalextradition.org