ARTICOLIDIRITTO PENALETesi di laurea

Il sistema di prevenzione ante delictum italiano tra passato e futuro (Tesi di laurea)

Prof. Relatore: Stefano Marcolini

Ateneo: Università degli Studi dell’Insubria

Anno accademico: 2016-2017

Oggetto della trattazione è il sistema delle misure di prevenzione, nella sua duplice articolazione: personale e patrimoniale. La disamina di tale comparto normativo è stata svolta attraverso la ricostruzione dei profili storici che hanno innovato, integrato e plasmato la materia, proponendo i vari ed incessanti interventi dottrinali e i contributi giurisprudenziali susseguitisi nel tempo.

È stata svolta pertanto una breve illustrazione della disciplina positiva contenuta nel D.lgs 159/2011, comprendente le tipologie di misure applicabili, i soggetti destinatari e alcuni cenni ai profili processuali. L’attenzione si è poi soffermata sulle criticità di tale corpus, ed in particolar modo sulla sua compatibilità con la sfera dei diritti e delle libertà fondamentali dell’uomo, tutelati non solo a livello nazionale, ma anche sovranazionale.

È proprio da quest’ultimo fronte che nel più recente, quasi immediato, passato promanano le critiche più incisive, soprattutto per ciò che concerne la qualità della normativa. I riferimenti cui si fa cenno sono, pertanto, concentrati nella pronuncia della Corte europea dei diritti dell’Uomo del febbraio 2017, riferita al caso De Tommaso c. Italia.

I rilievi sollevati sono stati analizzati facendo diretto richiamo alle parole del Collegio sia nella configurazione definitiva trasposta nel dispositivo, sia esaminando le opinioni parzialmente dissenzienti dei componenti del Consesso.

Nell’elaborato sono state, in aggiunta, rilevate le ricadute interne che la sentenza di cui trattasi ha prodotto, e la necessità di pervenire ad una regolamentazione positiva maggiormente dettagliata, al fine di contemperare gli interessi preventivi dello Stato e le imprescindibili esigenze di tutela e salvaguardia dei diritti fondamentali dei consociati.

Quello che si è cercato di dimostrare è come, effettivamente, la ratio ispiratrice del sistema non sia mai stata posta in discussione dagli addetti ai lavori, in quanto la prevenzione dei reati, sin dalle prime manifestazioni giuridiche, è stata sempre considerata come connaturata ad una giusta idea di legislazione, di governo e di protezione sociale. Ciò che, invece, viene criticata è l’espressione con cui il Legislatore nel corso degli anni ha inteso disciplinare la materia, rendendola spesso lacunosa ed imprecisa. Queste caratteristiche, unite alla consapevolezza della pregnanza della tradizione giuridica del sistema delle misure di prevenzione nell’ordinamento italiano, sono state le ragioni per cui la giurisprudenza e la dottrina hanno continuamente provato ad interpretare le disposizioni ad esso riferite conformandole ai principi impressi nella Carta costituzionale e nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo e delle libertà fondamentali.

Il presente lavoro ha, dunque, cercato di ripercorrere l’atteggiamento del Legislatore, della dottrina e della giurisprudenza in una chiave critica, sollevando problemi di effettiva compatibilità con l’intero complesso normativo, anche alla luce delle più recenti evoluzioni che fungono da monito per un miglioramento della disciplina interna.