Il delitto di usura come paradigma del reato a condotta frazionata (Tesi di laurea)
Prof. relatore: Carlo Enrico Paliero
Prof. correlatore: Marco Alessandro Bartolucci
Ateneo: Università degli Studi di Milano
Anno accademico: 2017-2018
L’elaborato si propone di criticare l’attuale prevalente orientamento giurisprudenziale – nonché dottrinale – che, dopo la riforma attuata con la l. 7 marzo 1996, n. 108, e la contemporanea introduzione dell’art. 644-ter c.p. modificante il termine di decorrenza della prescrizione, ha incluso il delitto di usura nella categoria dei reati a condotta frazionata (anche detti a consumazione prolungata), dimostrando al contrario la natura permanente del reato di cui all’art. 644 c.p.
Si illustra, in primo luogo, l’evoluzione storica della disciplina del delitto in esame, elencando le ragioni sociali ed economiche che determinarono la sua iniziale assenza nel catalogo dei reati nel primo codice penale unitario, il Codice Zanardelli del 1889, fino alla sua previsione con l’entrata in vigore del codice Rocco nel 1930. L’excursus storico prosegue fino alle ultime riforme della disciplina, avvenute con la l. 7 agosto 1992, n. 356, prima, e poi con la citata l. 108/1996, ove si riveleranno i motivi di un tal fermento legislativo.
Riveste notevole importanza, soprattutto con riguardo alle conclusioni del presente lavoro, l’analisi comparativa della normativa italiana con la legislazione francese, tedesca e spagnola, nonché con i Paesi di Common Law, evidenziandone le affinità ma, soprattutto, le varietà di modalità con le quali l’usura è prevista e punita.
Si passa successivamente ad una generale esegesi dell’attuale fattispecie criminosa in tutti i suoi elementi, ponendo particolare attenzione alle sue peculiarità ed alle differenze con la previgente disciplina, per concludere, infine, con la presentazione della modifica al termine di decorrenza della prescrizione operato dall’art. 644-ter c.p. ed alle conseguenze che tale novità ha portato con speciale riguardo all’individuazione del momento consumativo dell’usura ed al contributo di terzi concorrenti intervenuti nella sola fase della riscossione degli interessi o degli altri vantaggi usurari. Scopo di tale critica è la verificabilità di una possibile e concreta definizione dell’usura quale reato permanente.
In conclusione, il presente studio intende evidenziare come l’intervento legislativo rimanga lo strumento più adatto alla corretta definizione dei confini della fattispecie, evitando così interpretazioni dogmatiche e giurisprudenziali generanti incertezza circa i profili sostanziali e processuali della norma.