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Sulla rilevanza penale del reclutamento e favoreggiamento della prostituzione “volontariamente e consapevolmente esercitata”: il 5 marzo l’udienza in Corte Costituzionale

Si terrà il 5 marzo 2019 l’udienza davanti alla Corte Costituzionale per decidere sulla questione di legittimità costituzionale – sollevata dalla Corte di Appello di Bari – dell’art. 3, comma primo, nr. 4) prima parte e nr. 8) della Legge Merlin (Legge 20 febbraio 1958, n. 75), nella parte in cui configura come illecito penale il reclutamento ed il favoreggiamento della prostituzione volontariamente e consapevolmente esercitata siccome in contrasto con gli artt. 2, 3, 13, 25 comma 2, 27 e 41 della Costituzione.

Come avevamo anticipato, tale questione è stata sollevata nel procedimento penale a carico di Giampaolo Tarantini + altri, nel quale la Corte di Appello di Bari ha evidenziato che, essendo in presenza di «condotte di donne che hanno liberamente scelto di operare lo scambio contrattualistico tra il piacere procurato a terzi mediante la libera cessione della loro sessualità e quello di poter acquisire vantaggi economicamente apprezzabili», si «rende necessaria la rinnovazione della valutazione di costituzionalità delle norme (della Legge Merlin)» in considerazione della «collocazione della libertà di autodeterminazione sessuale nell’ambito della tutela accordata dall’art. 2 della Costituzione per il quale la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità».

Ricorderanno i lettori che analoga questione era stata invece ritenuta manifestamente infondata dalla Corte di Appello di Milano (Corte di Appello di Milano, Sez. IV, 16 luglio 2018, ud. 7 maggio 2018, n. 3176, Presidente Caroselli, Relatore Pirola) nel cd. processo Ruby bis: secondo i giudici milanesi, infatti, la «contrattualizzazione dell’attività sessuale – propria della attività delle cd. escort – ancorchè scelta deliberatamente e liberamente, risulta proprio porsi in contrasto con la tutela della dignità della persona, che è il bene giuridico tutelato dalla norma incriminatrice che punisce la condotta di agevolazione della prostituzione» e, pertanto, «non può essere ritenuta una forma di espressione della libertà della persona oggetto di tutela costituzionale».

Sul punto rinviamo all’articolo di M. Caruso, O tempora o mores! La messa in discussione della Legge Merlin a sessant’anni dalla sua approvazione, in Giurisprudenza Penale Web, 2018, 6.

In base a quanto si apprende dalle informazioni rese note dalla Corte Costituzionale, è stato presentato atto di intervento nel procedimento davanti alla Corte dalla Associazione Rete per la Parità e dalla Associazione Differenza Donna Onlus.

Il relatore sarà il giudice costituzionale Modugno.

Redazione Giurisprudenza Penale

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