Ilva di Taranto ed emissioni nocive: comunicati altri ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha recentemente (2 ottobre 2019) comunicato al Governo italiano i ricorsi di ulteriori cinquanta ricorrenti che lamentano di avere subito danni alla salute in relazione alle emissioni nocive dell’acciaieria ILVA di Taranto.
Detti ricorsi seguono quelli già definiti con la sentenza Cordella e altri contro Italia del 24 gennaio 2019 (qui il link alla traduzione italiana della pronuncia), nella quale la Corte aveva riconosciuto la violazione degli articoli 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e 13 (diritto a un ricorso effettivo) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, pur non riconoscendo un risarcimento ai ricorrenti ma stabilendo che il riconoscimento della violazione costituisse equa soddisfazione.
Un precedente ricorso sempre correlato alla vicenda ILVA (Smaltini c. Italia) era stato invece dichiarato irricevibile (“la Corte non può che constatare che la ricorrente non ha provato che alla luce delle conoscenze scientifiche disponibili all’epoca dei fatti di causa, l’obbligo imposto al Governo di proteggere la sua vita, ai sensi dell’articolo 2 della Convenzione, sotto il profilo procedurale sia stato violato”).
Nei quesiti alle parti, la Corte chiede se si ritiene che sia stato violato il diritto alla vita di cui all’art. 2 della Convenzione (con riferimento alla giurisprudenza Brincat e altri c. Malta); se sia stato violato l’art. 8 proprio con riferimento alla pronuncia Cordella e, infine, se esistesse un rimedio effettivo che i ricorrenti avrebbero potuto esperire per ottenere la cessazione delle violazioni lamentate.
Dal momento della comunicazione, decorrono i termini per il Governo per la presentazione di memorie a contestazione dei fatti esposti nel ricorso.