ARTICOLIDiritto Penitenziario

Covid19: gravi pluripatologie che mettono a rischio la vita non bastano per la detenzione domiciliare

Magistrato di Sorveglianza di Pavia, decreto 20 marzo 2020, n. 949/2020
Dott.ssa Ilaria Pia Maria Maupoil

In merito all’emergenza sanitaria portata dalla diffusione del Covid-19, si segnala il provvedimento con cui il Magistrato di Sorveglianza di Pavia ha rigettato la richiesta di applicazione provvisoria della detenzione domiciliare per incompatibilità dello stato di salute di un detenuto con il regime carcerario.

L’istanza si fondava sulla circostanza che il condannato fosse affetto, come documentato dalle relazioni mediche inframurarie, da numerose pluripatologie, quali una marcata obesità e il diabete, ossia le medesime malattie che, secondo il “Report sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a COVID-19 in Italia” dell’Istituto Superiore di Sanità del 13 marzo, sono state riscontrate nell’unico uomo deceduto sotto i 40anni, affetto da coronavirus.

L’età del detenuto (56 anni), la circostanza che nella casa circondariale in cui si trova ristretto ci fossero stati primi casi di coronavirus e l’impossibilità di attuare presidi di sicurezza da parte dell’istituto di pena, avevano portato la difesa a ritenere elevato il rischio contagio – e nel caso il pericolo di morte –, chiedendo l’applicazione della detenzione domiciliare presso l’abitazione della moglie a Garbagnate Milanese.

Il Magistrato di Sorveglianza di Pavia non ha ritenuto concedibile il beneficio penitenziario richiesto, “ritenuto che il paventato pericolo cui il soggetto sarebbe esposto in ragione delle descritte condizioni di salute rispetto al possibile contagio da COVID 19, non costituisce un elemento di incompatibilità con la detenzione carceraria, non essendovi indicazioni in merito a frequenza di contagio da Covid 19 maggiore in carcere rispetto che all’ambiente esterno”.

Il Giudice ha anche ritenuto che “nel caso di specie, il domicilio del condannato è situato in Garbagnate Milanese, ovvero in piena zona rossa”.

Redazione Giurisprudenza Penale

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