Gli eterni ritorni del “progetto Bonafede” nel totale oblio della prescrizione processuale.
in Giurisprudenza Penale Web, 2020, 5 – ISSN 2499-846X
La giustizia penale continua ad essere, più che mai, al centro del dibattito politico anche se la frammentazione novellistica rischia di far perdere centralità ai problemi di fondo del sistema. Prova ne è l’ultima tappa del tortuoso – ed accidentato – cammino di riforma della prescrizione; un cammino del quale non si condividono le matrici culturali, ordinamentali e di politica giudiziaria strictu sensu.
I profili maggiormente problematici del nuovo capitolo dedicato al controverso istituto, tali da sollecitare accorte riflessioni, sono almeno due.
In primis, si registra la totale pretermissione delle implicazioni di carattere processuale, pur al cospetto di una proposta di riforma incentrata sulla segmentazione fasica e sulla articolazione di rigidi termini a scandire l’evolvere dell’accertamento.
Sotto diverso profilo, si persevera nel ritenere che sia la prescrizione ad assicurare la ragionevole durata del processo, consistendo, questa, nella capacità di condurre all’epilogo decisorio nel tempo strettamente necessario ad assicurarne tutte le garanzie.
Da ciò la avvertita disamina della recente “proposta Bonafede”, probabilmente figlia di incrostazioni del passato ma pur sempre ispirata dalla immanente crisi della categorie dommatiche.
Come citare il contributo in una bibliografia:
M. Griffo, Gli eterni ritorni del “progetto Bonafede” nel totale oblio della prescrizione processuale, in Giurisprudenza Penale Web, 2020, 5