Recensione al volume “Introduzione al diritto penale europeo. Fonti, metodi, istituti, casi” di Vittorio Manes e Michele Caianello (Giappichelli, 2020)
L’ultima pubblicazione di Vittorio Manes e Michele Caianiello, “Introduzione al diritto penale europeo Fonti, metodi, istituti, casi”, rappresenta l’approdo naturale dell’intrapresa di ricerca, di formazione e di impegno culturale che li accomuna da tempo nel promuovere la conoscenza degli strumenti di tutela dei diritti fondamentali in materia penale, sia in ambito accademico che tra gli operatori del diritto, per alimentare la consapevolezza dell’ineludibile necessità della dimestichezza con le fonti sovranazionali nella pratica quotidiana.
Gli Autori, invero, conducono il lettore con mano invitante e salda nelle due spire del labirinto di fonti che contraddistinguono il diritto penale europeo, evocativamente richiamato nel titolo dell’opera, ovvero il diritto dell’Unione Europa ed il sistema convenzionale di tutela dei diritti dell’uomo, opportunamente mantenuti distinti nella trattazione per consentire di coglierne in modo intuitivo le distinzioni, specialmente, ma non solo, con riferimento al diverso impatto che dispiegano sulla giurisdizione penale domestica, salvo, poi, trovare una sintesi armonica nella sezione conclusiva ove la trattazione dei diritti, libertà e garanzie sostanziali e processuali è improntata a far emergere i relativi profili di integrazione nell’ottica di una tutela concreta ed effettiva dei diritti fondamentali.
La parte dedicata all’Unione Europea e diritto penale si articola in tre sezioni dedicate, rispettivamente, al diritto dell’Unione Europea e la sua influenza in materia penale, con l’analisi nel dettaglio della checklist che deve attivare il giudice nazionale allorquando si trovi al cospetto di interferenze fra il diritto UE ed il diritto penale, con precipuo riferimento al potere/dovere di interpretazione conforme, di disapplicazione della norma interna contrastante con quella eurounitaria provvista di effetti diretti, fino all’attivazione dei controlimiti, minacciata, ma, in concreto, evitata nell’epilogo della c.d. “saga Taricco”. Questa complessa vicenda, emblematica dell’intreccio e della sovrapposizione (overlapping) tra fonti e Carte, conclude la prima sezione e viene ripresa ed approfondita nell’ambito della successiva – ove si affronta il tema dell’armonizzazione in materia penale – come prologo alle problematiche, anche costituzionali, che potranno sorgere nel futuro prossimo dall’incontro di tradizioni giuridiche diverse nel ricostruire istituti della parte generale a seguito del Trattato di Lisbona. L’ultima sezione riguarda la cooperazione giudiziaria, ed è focalizzata sulle direttive in tema di Mandato d’Arresto Europeo e di Ordine Europeo di Indagine penale, affrontate con dovizia di riferimenti giurisprudenziali e spunti difensivi, nonché sugli organismi della cooperazione ed i relativi poteri di indagine con una particolare attenzione all’Ufficio del Pubblico Ministero Europeo (EPPO), che il 28 settembre scorso ha ufficialmente iniziato la propria attività e con la quale gli operatori del diritto, in primis gli avvocati, saranno presto chiamati a confrontarsi.
La seconda parte del manuale, dedicata al sistema convenzionale della tutela dei diritti dell’uomo, si apre con una sezione nella quale i cenni alle origini ed al quadro istituzionale del Consiglio d’Europa sono prodromici alla trattazione di quello che è, senza dubbio, il suo più importante trattato, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali e dell’organo giurisdizionale da essa istituito con il compito di assicurare il rispetto da parte degli Stati membri degli obblighi scaturenti dalla Convenzione stessa, nonché da quelli derivanti dai suoi protocolli addizionali, ovvero la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Il riferimento alla giurisprudenza costituzionale delle c.d. “sentenze gemelle” ed al rango sub-costituzionale della CEDU nella gerarchia delle fonti nazionali conduce alla disamina delle opzioni praticabili dall’interprete domestico innanzi ad un’interferenza fra il diritto convenzionale e il diritto penale interno, en pendant con quanto evidenziato in precedenza in relazione alle intersezioni col diritto dell’UE.
Alle peculiarità del ragionamento giuridico della Corte di Strasburgo è dedicata la seconda sezione nell’ambito della quale vengono affrontati, e spiegati con chiarezza e precisione, i principi cardine di sussidiarietà e del margine nazionale di apprezzamento, l’espansione dell’efficacia delle pronunce da una dimensione individualizzante ad una erga omnes, i principi di proporzionalità ed effettività, gli obblighi positivi gravanti sugli Stati e le “nozioni autonome”, fra le quali spicca quella del tutto propria di “materia penale” secondo i criteri elaborati dalla Corte EDU, con conseguente espansione delle garanzie penalistiche. La disamina degli Autori, peraltro, si spinge “oltre” la materia penale fino alle misure di prevenzione ed alla proporzionalità dell’ingerenza nel diritto di proprietà, entrambi temi di grande attualità anche al di fuori dei confini nazionali.
Come detto in apertura, tuttavia, è nella sezione conclusiva della seconda parte – la quale affronta analiticamente i diritti e le libertà contemplati nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, e si sostanzia in un terzo dell’intera opera – che si realizza appieno l’incontro fra il diritto convenzionale ed il diritto dell’UE, in primis la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, che trova la massima espressione nelle parti dedicate al diritto all’equo processo, nelle sue varie declinazioni, nonché ai principi di legalità ed al ne bis in idem, con riferimenti puntuali ai tentativi di dialogo fra le Corti, caratterizzati dalla continua tensione fra l’apertura all’altro da sé ed il sovranismo giudiziario.
L’obiettivo perseguito dagli Autori – ed esplicitato nell’introduzione del volume – di offrire gli strumenti introduttivi per approcciarsi al diritto penale europeo partendo dalle sue fonti, passando ad affrontare i principi e la metodologia essenziale, fino a trattare i casi giurisprudenziali più significativi, può dirsi senz’altro centrato.
Il manuale contribuisce, peraltro, ad agevolare l’assolvimento dell’obbligo deontologico che grava sul ceto forense di vigilare, nell’esercizio del proprio ministero, sulla conformità delle leggi ai principi, tra gli altri, dell’Ordinamento dell’Unione Europea e sul rispetto dei medesimi principi, nonché di quelli della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, a tutela e nell’interesse della parte assistita, ed, al contempo, risulta essere il naturale complemento alle attività formative volte a forgiare un avvocato penalista europeo.
Dalle sue pagine traspirano in modo contagioso l’esperienza e la passione per la materia degli Autori, ragion per cui si pone quale mezzo privilegiato per accompagnare il lettore nel percorso di avvicinamento dalla dimensione domestica a quella sovranazionale del diritto penale nell’universo dei diritti fondamentali.