Estradizione per la Cina. La piccola grande rivoluzione della sentenza Liu contro Polonia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
in Giurisprudenza Penale Web, 2022, 11 – ISSN 2499-846X
Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, Prima sezione, 6 ottobre 2022
Liu c. Polonia, ric. 37610/18
Quando è stata pronunciata la sentenza Liu c. Polonia dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo il 6 ottobre 2022 pochi ne hanno scritto, se non una manciata di addetti ai lavori. Eppure, si tratta di una decisione che potrebbe, perlomeno nel breve periodo, cambiare le sorti delle procedure di estradizione per la Cina instaurate nei 46 Paesi del Consiglio d’Europa.
Taluni, forse esasperandone volutamente la portata, hanno parlato di una decisione epocale, gridando alla fine della cooperazione giudiziaria tra la Repubblica Popolare Cinese e gli Stati del Consiglio d’Europa. A parere di chi scrive, Liu c. Polonia comincia una piccola grande rivoluzione.
Si tratta, invero, di una sentenza coraggiosa che segna un punto di svolta nel modo in cui i Giudici approcciano il rischio di violazione dei diritti dell’estradando nel caso di Paesi che presentano carenze sistematiche e generalizzate, alla quale, tuttavia – per ovvi motivi – non si attribuisce la pretesa di porre definitivamente fine alla mutua assistenza in materia di estradizione tra la Cina e gli Stati che obbediscono alla grammatica della Corte EDU. Certamente la sentenza in parola costituisce un precedente dal peso specifico molto alto che potrebbe destabilizzare il funzionamento delle procedure di estradizione verso la Repubblica Popolare Cinese.
Conta, innanzitutto, la decisione unanime dei Giudici di Strasburgo – che per la prima volta si confrontano con un caso di estradizione verso la Cina – di dare priorità alla tutela dei diritti dell’estradando piuttosto che al corretto funzionamento dei meccanismi di cooperazione internazionale e mutua assistenza, che pure – come è noto – sovente hanno preso il sopravvento, soprattutto nella giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in tema di mandato d’arresto europeo. Rileva, poi, il fatto che la Corte EDU si è fatta carico di certificare – in modo non poco esplicito – quella che viene descritta come una situazione generale di violenza nei penitenziari cinesi, ove la tortura viene sovente utilizzata, anche per estorcere confessioni. Sulla base di tali premesse, la Corte ritiene di poter esonerare il ricorrente dalla dimostrazione specifica di un serio e concreto pregiudizio personale, essendo pacifico che questi verrebbe recluso in un penitenziario cinese. Da ultimo, appare significativo il fatto che non v’è per il ricorrente una potenziale situazione di pregiudizio specifico, in quanto non appartenente ad alcuna categoria a rischio: non è un dissidente politico, né parte di una minoranza religiosa o etnica e non è stato neanche etichettato come critico del regime.
Il caso che è stato sottoposto al vaglio della Corte EDU riguarda, infatti, un procedimento di estradizione avviato nei confronti di un cittadino taiwanese arrestato in Polonia in forza di una red notice dell’Interpol emessa nell’ambito di un’indagine cinese-spagnola riguardante una vasta frode internazionale. La Corte EDU, senza mezzi termini, ha sancito che, in caso di estradizione ed incarcerazione nel Paese richiedente, il ricorrente sarebbe incorso nel pericolo di essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani e degradanti, poiché in Cina si rinviene una situazione generale di violenza in cui la tortura, così come altre forme di maltrattamenti, sono costantemente in uso nei penitenziari. Così, ritenendo le rassicurazioni fornite dallo Stato richiedente non convincenti – anche a causa della pressoché inesistente cooperazione della Cina con gli organismi delle Nazioni Unite (in particolare con il Comitato contro la Tortura) – la Corte finisce per statuire che i diritti tutelati dalla Convenzione verrebbero compromessi in caso di consegna, con conseguente violazione dell’art. 3 della CEDU.
Come citare il contributo in una bibliografia:
A. Stirone, Estradizione per la Cina. La piccola grande rivoluzione della sentenza Liu contro Polonia della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, in Giurisprudenza Penale Web, 2022, 11