La Relazione sulla prevenzione della corruzione e sulla trasparenza nei Comuni sciolti per mafia ha subito “scoperto una ferita” che lacera il nostro paese: l’infiltrazione della mafia nei rapporti con lo Stato.
La dimensione politica è costitutiva del fenomeno mafioso. La mafia, invero, si è plasmata e adattata alle realtà circostanti apportando innovazioni nella struttura dei clan e nella gestione dei reati legati alla criminalità organizzata.
Il presente contributo parte dal “fenomeno mafioso” ma non vi si esaurisce suscitando interessi e interrogativi che riguardano temi più ampi. Invero, molteplici criticità caratterizzano l’istituto dello scioglimento degli enti locali, previsto dall’ordinamento per far fronte al diffuso fenomeno delle infiltrazioni e del condizionamento di tipo mafioso. È, infatti, insistentemente emerso nelle audizioni svolte in sede plenaria e nei diversi comitati, così come nel corso delle missioni compiute, l’allarmante reiterarsi degli scioglimenti degli stessi enti nonostante le lunghe gestioni commissariali.
Inoltre – all’esito dell’esame dei dati raccolti – può certamente affermarsi che gli aspetti che il legislatore ha inteso valorizzare e disciplinare, sia con la legge n. 190 del 2012 che con il D.l.vo n. 33 del 2013, risultano alquanto trascurati dalle gestioni commissariali e ciò nonostante fossero state stigmatizzate in parecchi decreti di scioglimento le omissioni e carenze delle cessate amministrazioni proprio con riguardo a tali profili.
Pertanto, alla luce delle gravi lacune così come evidenziate dalla relazione antimafia al giorno d’oggi, ma già retaggio dei tempi passati, ci si chiede: il nostro sistema come può intervenire per contrastare la mafia?
Come citare il contributo in una bibliografia:
G. P. Cancellaro, Prevenzione della corruzione e trasparenza nei comuni sciolti per mafia: uno sguardo alla luce della relazione approvata dalla Commissione Antimafia, in Giurisprudenza Penale Web, 2023, 2
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