Abrogazione del reato di abuso d’ufficio e affidamento diretto di contratti pubblici: quid iuris?
in Giurisprudenza Penale Web, 2024, 2 – ISSN 2499-846X
Ormai costanti arresti giurisprudenziali formulati dalla Suprema Corte a partire dall’anno 2022 (vgs., ex multis, sent. Cass. n. 5536/2022 Sez. VI Pen.), affermano come non sia più penalmente rilevante, ai sensi dell’art. 353-bis c.p., il perfezionamento di affidamenti diretti di contratti pubblici in violazione delle norme di legge disciplinanti la materia (codificate, da ultimo, nel D.lgs. n. 36/2013), poiché in tali ipotesi non viene dato corso a una vera e propria “gara” (rectius, procedura selettiva che prevede il coinvolgimento di più operatori economici fra loro concorrenti) e la fattispecie in parola non sanziona (diversamente dall’art. 353 c.p.) anche la condotta “impeditiva”, ma solo quella “turbativa” del procedimento.
Conseguentemente, laddove non si dia luogo ad una procedura competitiva fra più soggetti, l’illecito ricorso alla procedura di affidamento diretto sarebbe penalmente sanzionabile unicamente ai sensi dell’art. 323 c.p. (abuso d’ufficio). Attesa la proposta di abrogazione di quest’ultimo reato da parte del Governo, si prospetta l’assoluta irrilevanza penale degli affidamenti diretti disposti in violazione del codice dei contratti pubblici.
Come citare il contributo in una bibliografia:
G. Montalto, Abrogazione del reato di abuso d’ufficio e affidamento diretto di contratti pubblici: quid iuris?, in Giurisprudenza Penale Web, 2024, 2