ARTICOLIDIRITTO PROCESSUALE PENALEMisure cautelari

Provvedimento con cui il giudice abbia negato l’accesso del consulente tecnico al luogo ove l’indagato si trova agli arresti domiciliari: motivazione e mezzi di impugnazione esperibili

Cassazione Penale, Sez. II, 12 dicembre 2024 (ud. 29 ottobre 2024), n. 45618
Presidente Verga, Relatore Coscioni

Segnaliamo ai lettori la sentenza con cui la Corte di cassazione si è pronunciata sulla legittimità del provvedimento con cui il giudice abbia negato l’accesso del consulente tecnico al luogo ove l’indagato si trovava agli arresti domiciliari, soffermandosi tanto sulle argomentazioni spese dal giudice nella decisione, quanto sui mezzi di impugnazione esperibili contro la stessa.

Quanto al merito della questione, la Cassazione ha ritenuto “perfettamente logica la motivazione del giudice, il quale aveva negato l’accesso al consulente sostenendo che il difensore avrebbe potuto fare da “tramite” tra il consulente stesso e l’indagato“.

Non si sarebbe, dunque, violato il diritto di difesa dell’indagato, posto che lo stesso ben avrebbe potuto formulare ogni tipo di richiesta investigativa al proprio difensore (il quale, a sua volta, avrebbe potuto riferirla al consulente tecnico).

Quanto al mezzo di impugnazione da esperire, la Cassazione ha ricordato come il criterio da seguire sia quello della presenza o meno di una maggiore afflittività della misura cautelare nel provvedimento da impugnare: “se tale requisito è presente nel provvedimento, sarà esperibile l’appello ex art. 310 c.p.p..; in caso contrario, si dovrà proporre ricorso per cassazione“.

Più in particolare, i giudici hanno richiamato il principio secondo cui “ai provvedimenti che regolano le modalità di attuazione degli arresti domiciliari si applicano le regole sull’impugnazione dettate dall’art. 310 c.p.p. non trova applicazione con riferimento a quei provvedimenti che, per il loro carattere temporaneo e meramente contingente, non sono idonei a determinare apprezzabili e durature modificazioni dello status libertatis“.

Nel caso in esame – conclude la sentenza – “non vi è una maggiore afflittività, posto che il giudice si è limitato a rigettare l’istanza tesa a consentire al consulente di recarsi presso l’abitazione: correttamente, pertanto, è stato proposto ricorso per cassazione, non incidendo il provvedimento di diniego in maniera permanente sulla misura degli arresti domiciliari applicata“.

Redazione Giurisprudenza Penale

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