ARTICOLICONTRIBUTIGlobal Perspectives

Whistleblowing: la proposta della Commissione Europea per una protezione più efficace ed omogenea dei denuncianti nell’UE

Il 23 aprile scorso la Commissione Europea ha adottato una proposta di direttiva per la protezione di coloro che denunciano violazioni del diritto UE, i cosiddetti whistleblowers. Invero, allo stato di legislazione attuale, le persone che segnalano agli organi preposti, o riferiscono pubblicamente di illeciti consumatisi nell’ambiente lavorativo non ricevono un’adeguata protezione a salvaguardia della propria incolumità e del pubblico interesse. Questo vizio di tutela, illustra la proposta legislativa, va ad incidere negativamente sia sul rispetto alla libertà di espressione e alla libertà di stampa, cristallizzati nell’art. 11 della Carta di Nizza, sia su un’effettiva implementazione del diritto UE, dal momento che le misure esistenti nei diversi Stati membri rendono l’azione europea molto frammentaria.

L’art. 1 della proposta direttiva contiene l’elenco delle materie di diritto UE cui  lo standard minino comune di tutela dei whistleblowers dovrebbe applicarsi, tra cui: appalti pubblici, servizi finanziari, riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, sicurezza dei prodotti, sicurezza dei trasporti, tutela ambientale, sicurezza nucleare, sicurezza degli alimenti e dei mangimi e salute e benessere degli animali, salute pubblica, protezione dei consumatori, tutela della vita privata, protezione dei dati e sicurezza delle reti e dei sistemi informativi, oltreché alle violazioni delle norme UE sulla concorrenza, alle violazioni e agli abusi concernenti le norme in materia di imposta sulle società e ai danni causati agli interessi finanziari dell’UE.

L’art. 4 introduce invece l’obbligo di predisporre un meccanismo di segnalazione degli illeciti e di follow-up delle denunce sia nel privato, per tutte le imprese con più di 50 dipendenti o con un fatturato annuo superiore ai 10 milioni di EUR, che nel pubblico, per tutte le amministrazioni statali e regionali e a tutti i comuni con più di 10.000 abitanti.

Gli strumenti proposti dalla Commissione mirano da un lato a garantire la riservatezza del denunciante e a prevenire forme di ritorsione nei suoi confronti, dall’altro a favorire un’adeguata divulgazione al pubblico qualora la questione si riveli di particolare importanza per l’interesse pubblico.

La proposta dovrà ora passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio UE.

Redazione Giurisprudenza Penale

Per qualsiasi informazione: redazione@giurisprudenzapenale.com