ARTICOLICONTRIBUTITesi di laurea

“Non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, poiché è da esse che si misura il grado di civiltà di una Nazione” (tesi di laurea)

Prof. Relatore: Lucilla Castelfranchi

Prof. Correlatore: Antonella Devescovi

Ateneo: Università degli studi di Roma “La Sapienza”

Anno accademico: 2011/2012

L’argomento della tesi riguarda il circuito della giustizia penale e del carcere.

Del carcere non si parla, si ha paura e si tende con molta facilità ad ignorarlo, invece bisogna comprendere che, l’idea generale di esso come «luogo di contenimento di autori di reato, quindi, potenzialmente pericolosi perché predisposti alla delinquenza», è sbagliata.

Il mondo penitenziario è anche (e soprattutto) altro. Questo mondo così complesso ed isolato è parte della società, la quale, a mio avviso «ha come obbligo morale e civile di mettere questa realtà sullo stesso piano di tutti gli altri settori politici e sociali quali il lavoro, l’ambiente, la salute, etc», per questo, ho scelto come titolo una famosa frase di Voltaire.

L’obiettivo della mia tesi di laurea è quello di informare e far riflettere riguardo l’ambito penale interno ed esterno al carcere, ciò che avviene dentro gli istituti penitenziari tramite informazioni statistiche, aspetti psico-sociali, affettività, autolesionismi, morti, etc.

Il primo capitolo tratta della legislazione in vigore: ho scelto di fare un excursus legislativo per poter comprendere meglio quali sono stati i movimenti di pensiero (e non solo questi), per arrivare all’attuale Ordinamento Penitenziario e all’attuale legislazione in materia. Ho trovato interessante sottolineare quelle che mi appaiono inadempienze e gravi carenze della realtà penitenziaria attuale.

Il secondo capitolo riguarda la sezione statistica: sono stati introdotti alcuni grafici e schemi che riguardano la popolazione detenuta in Italia divisa anche per regione, paragonandola alla capienza che le carceri possono sostenere; è stata approfondita la questione della custodia cautelare; sono state riportate le condanne ricevute dalla CEDU, la percentuale degli autori di reato per ogni tipologia, gli stranieri autori di reato, il costo dell’Amministrazione Penitenziaria con le varie “voci di spesa”, la mortalità e l’autolesionismo interno al carcere e il confronto internazionale sulla concessione delle misure alternative.

Il terzo capitolo tratta degli effetti che il carcere (in quanto “istituzione totale”) provoca: l’affettività, le relazioni sociali, la sanità, la sindrome di “prigionizzazione” che comprende la modificazione sensoriale data dai molteplici elementi (scontati) che il carcere possiede. È stata riportata la sofferenza del detenuto attraverso alcune citazioni degli stessi e i disagi aggiuntivi quali le condizioni strutturali degli istituti, portando così a domandarsi e a riflettere se, il carcere così, permette perseguire la finalità che la legge stabilisce.

Nel quarto capitolo vengono riportate interviste libere che ho effettuato con gli operatori del settore: l’ispettore capo di polizia penitenziaria, l’assistente sociale, la psicologa e l’educatore professionale. Questi hanno risposto ad alcuni stimoli di discussione e riflessione circa il loro lavoro, il carcere oggi e ieri, la legislazione in materia penale e l’idea di “tolleranza zero” della società civile.

L’appendice riportata un’intervista di un ex detenuto: parla della sua detenzione, delle problematiche interne al carcere e dei pregiudizi del «fuori».

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