Caso Antinori: la sentenza della Cassazione sulla “rapina di ovociti”
[a cura di Guido Stampanoni Bassi]
Cassazione Penale, Sez. II, 30 dicembre 2020 (ud. 25 novembre 2020), n. 37818
Presidente Imperiali, Relatore Messini D’Agostini
Segnaliamo, in considerazione dell’interesse mediatico della vicenda, la sentenza pronunciata dalla Corte di Cassazione nei confronti di Severino Antinori con riferimento, tra le altre contestazioni, anche a quella di prelievo non consensuale di ovociti.
In punto di diritto, la Corte ha evidenziato come sia «possibile parlare di “reificazione” anche a proposito degli ovociti, che fanno parte del circuito biologico della donna fino a quando sono parte del suo corpo, ma divengono “cosa” nel momento in cui vengono distaccati. In ragione della particolarità del caso in esame, trattandosi di distacco da un corpo umano e non da un immobile, è a quel momento che viene ricondotta la detenzione degli ovociti, e non a quello precedente in cui gli stessi erano mobilizzabili ma non ancora mobili».
«La peculiarità dell’intervento di ‘pick up’ (che comporta l’aspirazione del liquido follicolare contenente gli ovociti attraverso un sottile ago e il trasferimento del liquido in laboratorio, ove viene esaminato al microscopio per recuperare gli ovociti, poi posti in speciali terreni di coltura) non è di ostacolo alla configurabilità in capo alla donna della detenzione dei gameti femminili, che la stessa può anche donare a coppie con problemi di fertilità, in presenza di determinati presupposti».
«Non vi è dubbio – conclude la Corte – che gli ovociti, una volta distaccati, siano passibili di sottrazione e impossessamento».