Infortunio al polso del lavoratore affetto da morbo di madelung: la Corte d’Appello di Torino applica (implicitamente) i criteri del-la sentenza Franzese
A cura di Mattia Miglio e Simone Mossini
Corte d’Appello di Torino, Sez. III Penale
Ud. 5 maggio 2015, Dep. 20 maggio 2015
Il presente contributo prende le mosse dall’esame di una recente pronuncia di secondo grado in cui la Corte d’Appello ha censurato le statuizioni del Tribunale di Moncalieri e ha mandato assolto il partner di una S.n.c. deputato alla gestione della prevenzione antinfortunistica dell’impresa, imputato del delitto di lesioni colpose per aver cagionato l’infortunio al polso sinistro a un dipendente, omettendo di fornire al carpentiere apposita polsiera contenitiva, come invece prescritto dal medico competente.
Dopo un’accurata analisi degli aspetti posti a fondamento della decisione, gli Autori si focalizzano sulla ratio ispiratrice della decisione, sostenendo in particolare che i giudici abbiano fatto – seppur implicitamente – utilizzo dei criteri dettati dalle Sezioni Unite nel corso dell’ormai nota sentenza Franzese, la quale, lungi dal costituire un precedente idoneo a fornire una soluzione di merito per vicende affini, si configura piuttosto come un approccio metodologico in grado di orientare e guidare l’organo giudicare per addivenire alla decisione più aderente agli elementi fattuali emersi in sede probatoria.
Ne consegue, pertanto, che tale approccio può comportare inevitabilmente alcune interferenze di fatto tra istituti di diritto penale sostanziale e piano prettamente penal-processuale e, nello specifico, la sussistenza del nesso di causalità potrebbe perdere la sua dimensione prettamente naturalistica ed essere legato a doppio filo con il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio.