L’adattamento del sistema processuale penale alle fonti sovranazionali. La tutela della “vittima”. (Tesi di laurea)
Prof. relatore: Luigi Kalb
Ateneo: Università degli Studi di Salerno
Anno accademico: 2013-2014
Il presente lavoro – muovendo dalla ormai riconosciuta obsolescenza di un approccio squisitamente “domestico” al diritto penale (sostanziale e processuale) – intende focalizzare l’attenzione analitica dell’interprete sulle implicazioni processuali dell’ormai riconosciuto consolidamento dello “spazio europeo integrato” post-Lisbona, sulla rinnovata sensibilità che la normativa sovranazionale impone, non già in via latamente monitoria, al Legislatore, all’interprete, all’operatore del diritto.
Segnatamente, assestando le fondamenta di un’identità giuridica comune, l’Unione sembra voler rinsaldare il principio del reciproco riconoscimento di sentenze e decisioni giudiziarie per il mezzo di un graduale processo di armonizzazione di diritti, garanzie e prerogative riconducibili ai diversi status procedimentali, nell’incessante ricerca di un archetipo condiviso di “equo” processo europeo.
Orbene, il contributo che segue, muovendo da una capillare analisi delle prerogative procedimentali dei “protagonisti del contraddittorio”, inevitabilmente si imbatte in una “figura” a lungo esiliata dalle dinamiche processuali, sovente vulnerabile, per ciò solo bisognosa di tutela e riconoscimento: la vittima.
In questa sede, muovendo da una preliminare ricerca “definitoria”, il lavoro passa per la dettagliata individuazione di quel complesso di diritti e garanzie riconducibili al c.d. “statuto europeo della vittima” – oggi consolidato nella recente produzione normativa “ordinaria” post-Lisbona – nel dichiarato fine di tracciare un complesso di obiettivi imposti improrogabilmente al Legislatore e all’interprete nazionale.
Passando per una dettagliata analisi del ruolo procedimentale dell’offeso, parzialmente (e sommariamente) ridefinito da una recentissima legislazione emergenziale, si sviscereranno le lacune ad oggi persistenti, concernenti la formazione degli operatori, i servizi di assistenza, la prevalenza dell’interesse civilistico al risarcimento ed alle restituzioni sull’interesse penalistico all’accertamento delle responsabilità, la carenza di poteri probatori, nonché il blando regime di invalidità che assiste gli atti che lo riguardano.
Il percorso così tracciato evidenzia dunque l’auspicio ad una progressiva valorizzazione delle esigenze di chi sia reso vulnerabile da un’esperienza di vittimizzazione, senza per ciò solo paventare la messa in discussione degli insopprimibili diritti dell’indagato-imputato.